11/11/10

Veterans Day

L'11 novembre negli U.S.A. si festeggia il Giorno dei Veterani di guerra.

10/11/10

K1 MAX 2010 - Petrosyan nella storia

A volte ritornano...

Non era mai successo che un fighter vincesse per due volte consecutive il K1 MAX.

L'unico atleta che avrebbe potuto farcela? L'unico atleta che ce l'ha fatta!

Giorgio Petrosyan: un talento immenso.


Congratulazioni a lui, al suo allenatore Alfio Romanut e a tutto il Team Satori Gladiatorium Nemesis di Gorizia.
    

09/11/10

Difesa contro armi da fuoco

Potere del taglia e incolla...
...pubblico un breve estratto del libro di Ron Shillingford “Combattimento a mani nude: il manuale di addestramento dei corpi speciali”.

Un nemico può attaccare con armi da fuoco oppure armi bianche. Quando non è possibile usare armi per difendersi, si può fare una delle seguenti tre cose: fuggire, piegarsi alle circostanze oppure lottare.

Il buon senso suggerisce che non esiste difesa a mani nude contro armi da fuoco e che qualsiasi tentativo equivale ad un suicidio: bisogna però considerare che talvolta viene ferito o assassinato anche chi passivamente accetta di cooperare, quindi una docile sottomissione non rappresenta sempre un’alternativa sicura al tentativo di reagire con decisione.

Oltre alla portata maggiore dell’arma, anche il trauma determinato dalla combinazione dello sparo e del lampo rappresenta un rischio non indifferente: l’esplosione di un colpo, specialmente in uno spazio limitato, può letteralmente assordare e accecare una persona, per non parlare delle ustioni se si è abbastanza vicini.

Come regola, un attacco con arma da fuoco consiste in una sequenza di azioni ben definite: il nemico minaccia, si avvicina, brandisce o punta l’arma e se ne serve immediatamente, colpendo o sparando. L’esame di una situazione e la scelta delle tattiche e dei mezzi di difesa si effettuano di solito nella fase che precede un attacco effettivo. Possono sempre esservi delle eccezioni alla regola.

(...)

Difesa contro una pistola puntata frontalmente: questo attacco pur drammatico all’apparenza, è invece uno di quelli da cui è relativamente più facile difendersi. Com’è ovvio, sono essenziali velocità e precisione.

(...)

Le tecniche per la difesa disarmata contro un’arma da fuoco sono le più difficili da perfezionare, per il semplice fatto che se non vengono eseguite correttamente, producono i risultati più pericolosi se non addirittura fatali. Devono però essere apprese in modo completo.

A peggiorare la situazione, non esiste un altro ambito nell’addestramento allo scontro a mani nude nel quale vi siano così tanti istruttori che insegnano tecniche inefficaci e inappropriate. Vi sono in effetti ben pochi metodi per affrontare con efficacia le armi da fuoco, soprattutto se puntate di fronte.

Proprio perché funzionano, questi pochi, fondamentali metodi, vengono insegnati alle truppe di elite di tutto il mondo.

Contro le armi da fuoco le tecniche devono essere veloci, efficaci e, ogni volta che è possibile, secondo la logica militare, dovrebbero concludersi usando l’arma contro l’aggressore, per ucciderlo o renderlo inoffensivo.

Realisticamente solo un istruttore di grande esperienza può mostrare le sfumature di un attacco del genere. Per quanto riguarda questo genere di difesa, tuttavia, vi sono alcuni punti di carattere generale che vale la pena di precisare:

1 - quando ci si trova di fronte a un’arma, l’unico modo sicuro per liberarsene è verso l’esterno.
2 - nonostante quello che si vede nei film, non esiste una persona tanto veloce da sferrare un calcio facendo saltare via l’arma dalla mano dell’aggressore. L’unico calcio che potrebbe funzionare usando la teoria del punto precedente, sarebbe il calcio esterno a semicerchio, una tecnica molto lenta ed estremamente difficile da eseguire in uniforme (o abiti civili). Non date credito a nessuna tecnica di calcio contro le armi da fuoco.
3 - In questo ambito le tecniche fantasiose non trovano applicazione alcuna: la chiave è nella semplicità.
4 - In una situazione reale, quando l’attaccante ha un’arma da fuoco e una persona decide di difendersi contro di essa, l’attaccante non se ne starà certo fermo a guardare. La domanda cruciale è sempre la stessa: può la tecnica essere messa in atto mentre due antagonisti sono in movimento, o richiede che uno stia fermo mentre punta l’arma contro l’altro?

08/11/10

Didattiche a confronto

Non pensavo che avrei incontrato così tante difficoltà cimentandomi nella lotta libera.

In tutti i corsi o stage a cui ho preso parte finora - arti marziali, sport da combattimento o difesa personale poco importa - sia da discente che da docente, ho sempre trovato più punti di contatto che differenze: tecniche mostrate più volte e provate a coppie fino alla nausea.

Qui no, è tutto diverso: il gesto viene mostrato una, al massimo due volte; e viene provato a coppie per poco tempo. Troppo poco, almeno per ciò che il mio attuale status di principiante mi consente di fare.

Si lascia poi grande spazio allo sparring: molto più che nella savate, ad esempio. Quello è il momento per cercare di applicare, con un partner non collaborativo, quanto visto in precedenza. Certo che se in quegli istanti mi ricordassi cosa devo fare, le cose andrebbero meglio :-)

Sarà anche che ancora non conosco il regolamento? Ignorare le regole del gioco non aiuta. Prima o poi dovrò decidermi a leggerlo: chissà se c’è un bigino...