28/07/16

Grazie, dottore, ma io sono già morta 15 anni fa

26 luglio 2016.

Oggi mi chiamano per una consulenza in un altro reparto. Una delle solite e molteplici consulenze della giornata, ordinaria amministrazione. Tumore in fase ormai terminale, con insufficienza renale da compressione degli ureteri.

Arriva con il letto una paziente tra i 70 e gli 80 anni, bianca bianca, capello rosso carota, con due dita di ricrescita ma smalto rosa impeccabile.

"Buongiorno signora".
"Buongiorno a lei, dottore".

Vedo la cartella, la visito e ripeto l'ecografia.

“Allora, signora, in questo momento i suoi reni hanno difficoltà a scaricare le urine, per cui, non potendo eliminarle per via naturale, devo posizionare un tubicino - una specie di rubinetto - che scavalca l'ostacolo, cosi farà pipì da due tubicini nella schiena collegati a due sacchette".

"Scusi se la interrompo: avrò un'altra sacchetta, anche dietro?" (aveva la colostomia).
"Si signora".

Silenzio assordante di un minuto che sembrava interminabile.

Sorridendo mi dice: "Scusi, dottore: come si chiama?".
"Deplano".
"No, il nome".
"Marco".
"Marco, che bel nome. Hai due minuti per me?".
"Certo, signora, ci mancherebbe".
"Lo sai che io sono già morta?".
"Scusi, non la seguo. Non è così immediato...".
"Si...sono morta 15 anni fa".

Silenzio.

"15 anni fa mio figlio, a 33 anni, è venuto a mancare. Ha avuto un infarto. Io sono morta quel giorno, lo sai?".
"Mi spiace, signora".
"Dovevo morire con lui 15 anni fa; dovevo morire 10 anni fa, quando mi hanno trovato la malattia, e adesso non devo più fingere per gli altri. I figli sono sistemati, i nipoti pure...devo tornare da lui. Che senso ha vivere qualche giorno in più, con delle sacchette, soffrendo e facendo penare i miei cari...ho una dignità. Ti offendi se non voglio fare nulla? Sono stanca e mi affido alle mani di Dio. Dimmi la verità: soffrirò?".
"No, signora. Lei può fare quello che vuole, ma mettendo due...".
"Marco, ti ho detto no. La vita è mia e ho deciso cosi. Anzi, fai una cosa: sospendi la trasfusione, che ho voglia di tornare a casa e mangiare un gelato con mio nipote".

Piano piano ogni parola mi ha spogliato, come quando si tolgono i petali a una rosa: ho scordato la stanchezza, la rabbia e tutto quello che mi angoscia. Non c’erano più gli anni di studio, le migliaia di pagine studiate, le linee guida...nulla, tutto inutile. Nudo e disarmato dinanzi a un candore e a una consapevolezza della morte che mi hanno tramortito.

Mi sono girato per scrivere la consulenza, per evitare che mi vedesse gli occhi lucidi, e l'infermiera si è allontanata commossa. Non sono riuscito a controllarmi, e chi mi conosce sa che non è da me.

"Marco, ti sei emozionato?".
"Si, signora, un pochino. Mi scusi".
"E' bello, invece: mi fai sentire importante. Senti, fammi un altro favore: se vengono i miei figli e ti prendono a urla, chiamami che li rimprovero per bene. Tu scrivi che io sto bene cosí, ok?".
"Si, signora".
"Marco, posso chiederti una cosa?".
"Si, signora, dica".
"Sei un ragazzo speciale, io lo so, e sei destinato a grandi cose. Me lo dai un bacio? Come quelli che i figli danno alle mamme".
"Si, signora".
"Pregherò per te e per mio figlio. Spero di rivederti".
"Anche io signora...grazie".

In quel momento era la donna più bella del mondo: luminosa, decisa, mamma, nonna...in una parola, amore puro.

Forse é stata la volta in cui sono stato contento di fare una figura di merda. Smontato, denudato e coccolato da chi avrei dovuto aiutare io e che invece mi ha impartito la lezione più toccante della mia vita. La morte vista come fase finale della vita, senza ansia, paura, egoismo. Consapevolezza che anni di studio mai ti insegneranno. Il mio curriculum valeva meno di zero: anni di studio, master, corsi...il nulla. Parlavano le anime. Tutto é relativo, e io sono piccolo piccolo davanti a tanta grandezza. Tutto quello che riguarda la vita, quando la si cerca, quando la si ha o la si perde fino a quando finisce, va vissuto intimamente, nella massima libertà e discrezione. L'unico momento che davvero unisce chi si vuol bene, cancellando litigi e negatività. Sembra paradossale, ma il dolore - che è un aspetto dell'amore - unisce a volte più dell'amore stesso.

Credo molto nell'accompagnamento, in queste fasi: a volte, una parola dolce ha più beneficio di molte medicine. Comunque vada, buon viaggio.

(Dr. Marco Deplano)