29/05/11

Stage Y. Yamada Shihan - 28 e 29 maggio 2011

Qualche commento sul seminario del Maestro Yoshimitsu Yamada, c.n. 8° dan Shihan e uchi deshi di O Sensei, responsabile dell'Aikikai New York e presidente della United States Aikido Federation.


SABATO 28/5/2011

La lezione avrebbe dovuto iniziare alle 9.30. Arrivo sul tatami alle 9.20, incredibilmente in anticipo per i miei standard, ma un muro umano mi si para davanti intento a fare stretching. Avrà mica iniziato prima? Già: il capo ha pensato bene di cominciare alle 9.15...

Ultimiamo la ginnastica e cominciamo l'allenamento con una premessa del Maestro: "oggi sarò pignolo sugli ashi sabaki e sui tai sabaki".

Iniziamo con 3 forme differenti di Irimi nage: con irimi tenkan lato omote, con assorbimento + irimi (senza chiudere con la gamba interna), e col "più classico" irimi tenkan lato ura. Sensei ha posto grande enfasi sulla corretta posizione delle spalle di uke rispetto a tori: parallele vs perpendicolari...

Proseguiamo poi, partendo dall'ultima forma di Irimi nage, con Kote gaeshi: molto interessante il discorso fatto sulla diversa distanza (Irimi nage vs Kote gaeshi) tra il corpo di tori e quello di uke. Decisamente non mi trovo a mio agio nel costruire la tecnica in questo modo, differente da quello Enfants de la Patrie a cui mi sono avvicinato negli ultimi anni.

Arriva il momento di Katate ryote tori Ikkyo, "diretto" e con tenkan: movimento ampio e necessariamente ben coordinato delle gambe e delle braccia, sennò viene uno schifo.

Facciamo un passo indietro e introduciamo Kaiten nage riprendendo il movimento visto per Kote gaeshi: ne approfittiamo anche per praticare in gruppi (2 volte la mattina - la seconda con un Kokyu nage - e 2 volte nel pomeriggio).

Breve intermezzo divertente: dall'altra parte del tatami sentiamo gridare a intervalli regolari..."OOOOOH!", "AAAAAH!". Immagino che la facce dei presenti avessero una distribuzione binomiale del tipo O_O e X_X, perché qualcuno si è sentito in dovere di tranquillizzare tutti con 2 parole: "Iwama Ryu".

Concludiamo la mattinata con Nikyo, che rivedremo dopo qualche ora, seguito dai consueti Haishin undo e Kokyu.

Decisamente bagnati fradici ci fiondiamo su frutta e bevande gentilmente offerte dall'organizzazione: a questo punto si può anche tornare sul tatami per un po' di stretching, in attesa di azzannare i due panini con le salamelle che mi son preparato 'stamattina.

Breve pennica, e puntuali alle 15 riprendiamo: nonostante il temporale di venerdì (ombrello a casa, preso tutto...un grazie a Pisapia) abbia leggermente abbassato la temperatura, il sole che picchia e il nostro elegante abbigliamento rendono comunque piacevole il pomeriggio.

Sensei inizia da Ikkyo, su cui costruisce Nikyo ura per arrivare infine a Sankyo ura: 3 movimenti, distinti prima, concatenati poi. Mi capita un tipo grande (tanto) e grosso (di più) con le mani una volta e 1/2 le mie: quando prendere Sankyo è comodo come tenere un'anguria, rivolta verso terra, con una mano...

Passiamo a Shomen uchi: Ikkyo - omote e ura - e Shiho nage omote. Nonostante il Maestro ripeta più volte che il contatto col fendente debba essere stabilito con la mano anteriore, sono tanti a usare prima (o soltanto) la mano dietro: abbastanza disperato, prova allora con Kata tori menuchi ("così è impossibile sbagliare") e le cose sembrano andare meglio.

Chiudiamo, a gruppi, con Shomen uchi Ude kime nage "interno": facce perplesse e commenti del tipo "mai vista fare così". La cosa mi perplime anzichenò: l'unica altra volta in cui ho avuto il piacere di praticare col Maestro Yamada (stage di Primavera a Roma, 2007), aveva presentato la stessa identica tecnica. E visto che moltissimi dei presenti segue Sensei con regolarità...

Il keiko termina nello stesso modo di 'stamattina, assalto alla diligenza incluso, preceduto da un'anticipazione della lezione di domani: "ho visto che molti hanno difficoltà col footwork, per cui domani mattina dedicheremo un po' più di tempo al tenkan".

Che dire: 4 ore e 1/2 ben spese. Che hanno avuto anche un grande riscontro in termini di presenze: ho contato circa 130 persone sul tatami. Numeri da grandi occasioni, com'è giusto che sia vista la qualità del Maestro.

Toccante infine, parlando con i ragazzi che hanno fatto lo sforzo di invitarlo, sentire che prima di andarsene è stato Tamura Sensei, senpai e amico di lunga data, a pregare Yamada Sensei di "prendersi cura" di questo gruppo, e di organizzare il suo primo seminario a Monza. Bel gesto...


DOMENICA 29/5/2011

Oggi il capo non ha benpensato di iniziare prima, e nonostante io ce l'abbia messa tutta per arrivare in ritardo, alle 9.30 son riuscito a planare sulla materassina.

Si inizia con Kokyu, seguito da una breve ginnastica.

Finiamo subito in ginocchio. Shomen uchi Ikkyo, penso io. Nein! Kokyu ho!
A inizio lezione? Già: Sensei decide di introdurre così il lavoro che faremo per buona parte della mattinata, in Tachi waza, su Ryote tori. Movimento delle braccia - relax, take it easy - verso l'alto, fin sopra la testa di uke, e dita delle mani rivolte verso il basso (L'uccello d'acqua di Nanto sarebbe fiero di noi).

Appena tornati in piedi applichiamo lo stesso principio a (un) Kokyu nage.
Richiesta del Maestro: un solo spostamento laterale, ma niente irimi (poi) a chiudere la distanza. Il tutto si risolve nel proiettare uke parcheggiandogli le mani addosso (tutti avevano già sceso il cane per pisciarlo, per cui tuttobbene). Visto che stiamo praticando in gruppi, ci guardiamo anche intorno preoccupati: "OOOOOH!" e "AAAAAH!" per ora non pervengono...

Gentilmente il capo, intuito che molti hanno ancora la colazione sullo stomaco, passa a Ryote tori Koshi nage.
Quanti anni son passati dall'ultima volta che ho fatto Koshi nage a un seminario? Ah si: più o meno Genova 2006, stage del Maestro Tissier.

Questa volta ci muoviamo un po' di più: ushiro tenkan per "chiamare" uke e irimi per proiettare. Inizialmente facciamo più o meno tutti un passo indietro in linea retta: peccato però che non ci sia poi lo spazio per "caricare" correttamente uke.
Sensei integra la spiegazione data in precedenza: indietreggiare a compasso e entrare nello stesso modo. Già, decisamente così funziona meglio.

Il lavoro su Ryote tori dura circa un'ora.
Altri Kokyu nage. Un classico Tenchi nage (ma non a tutti è chiaro che, a seconda della posizione dei piedi di uke, Tori va a Milano o a Roma), seguito poi da un Ikkyo un po' diverso dallo standard a cui sono abituato (niente Atemi, e uscita sul lato ura anche quando eseguo omote).

Dopo una breve pausa cambiamo attacco: Katatori menuchi.

Vediamo la differenza tra aspettare l'attacco di uke e attaccare uke, iniziando da Kote Gaeshi.

Come promesso ieri, Yamada Sensei focalizza la sua attenzione sulle diverse possibilità di eseguire tenkan, spiegando i vantaggi di un movimento breve (poco meno di 90°) rispetto a uno più profondo. Vista la solidità della posizione che tori assume con quel tipo di spostamento, diventa impossibile non comprendere perché Kote gaeshi sia una tecnica "bassa". Dopo anni di raduni passati a far fatica a portar giù uke per poi farlo rialzare prima di portarlo di nuovo giù (Roll on roller coaster, roll on tonight), la cosa mi rincuora parecchio...

Passiamo a Nikyo: ho il piacere di praticare con Michelle Feilen, che oltre ad avere un sito internet niente male (a parte la musichetta assillante), segue da anni in giro per il mondo Yamada Sensei. Cosa che, se anche non sapessi già, potrei intuire semplicemente osservandone il tai sabaki essenziale.

L'ultima tecnica, prima del meritato Jiyu waza a gruppi, è Shiho nage: già mi incasino perché non posso infilare la testa sotto al gomito di uke (Yamada Sensei ha mostrato un'esecuzione differente), in più becco ancora il tipo grande e grosso di ieri. Per fortuna che è simpatico: viste le difficoltà che ho a spostarlo, almeno ci faccio volentieri due chiacchiere.

Finiamo la lezione, come detto, giocando in allegria. Gli "OOOOOH!" e "AAAAAH!" echeggiano nuovamente, e noi tutti da preoccupati torniamo a rilassarci: nessuno ha lasciato le penne sul tatami.

Ultimato lo stage, in tanti assaliamo Yamada Sensei per le foto di rito o per fare due chiacchiere. Chi prima, chi poi.
Io propendo per il poi. La vita è fatta di priorità: bevande e frutta sono appena comparse, e stimo che, dato che la compagnia non gli manca, il capo non potrà sparire nei prossimi 10 minuti. Per cui prima faccio il pit stop e solo dopo gli rompo le palle.

Però, però...mmm...manca qualcosa. Cosa sto dimenticando?
Ah si, quello che ci ha detto Sensei durante la pausa di metà mattinata.

Premessa: è da ieri che confabulo con Armando, un amico di vecchia data del mio Maestro. Argomento: O Sensei insegnava ai suoi studenti i sutemi? 'Stamattina ci guardiamo e diciamo: abbiamo qui Sensei, chiediamo a lui.

"Sensei, one question please: did O Sensei Morihei Ueshiba use to teach sutemi to his students?"

"No. Never."

Visto da chi proviene la risposta, direi che non c'è altro da aggiungere: almeno durante il lungo periodo in cui Yamada Sensei è stato uchi deshi di O Sensei, di sutemi manco l'ombra...


Prossimo appuntamento: 15 e 16 ottobre 2011, S. Ilario d'Enza (RE).

20/05/11

Koichi Tohei (20/1/1920 - 19/5/2011)

Se n'è andato uno dei più grandi aikidoka di tutti i tempi, allievo di seconda generazione di O Sensei e fondatore del Ki-Aikido.

http://blog.aikidojournal.com/blog/2011/05/19/koichi-tohei-sensei-passes-at-age-91/

07/05/11

Jean-Claude Van-Damme

Prima o poi qualcuno avrebbe dovuto dedicargli una canzone: ci han pensato loro...




...i Club Dogo con JCVD.